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18 Febbraio 2021

Un anno di Altre/Storie (in dieci storie)

La mia newsletter festeggia il suo primo compleanno. È nata dall’esigenza di mettere le persone al centro delle notizie e con questo spirito proseguirà. Perché è un’avventura che mi rende felice e perché spero di avervi fatto compagnia negli ultimi 12 mesi. Qui vi ripropongo i racconti che più mi sono rimasti nel cuore
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Questa newsletter compie un anno, è nata il 21 febbraio del 2020, nel giorno in cui il virus veniva riconosciuto in Italia. È nata dal bisogno di raccontare storie che avessero al centro le persone, storie che spiegassero i fenomeni mostrando l’impatto dei cambiamenti sulle nostre vite. È nata da una scommessa che avevo fatto con me stesso: per anni ho predicato la necessità di mettere gli esseri umani al centro delle notizie e di qualunque tipo di narrazione, ora avevo un’occasione solitaria di farlo in modo radicale. Trovare una o più storie ogni settimana non è sempre semplice, ma è una fatica che mi fa felice. Questa newsletter è sempre scritta all’alba, il mercoledì e il giovedì, e non ne sento mai la fatica. Per questo, anche se la mia vita si è riempita di nuovo con la nuova nata, Chora, la casa editrice di podcast che ho contribuito a fondare e che dirigo, questa avventura continua senza ripensamenti, come un’isola un po’ magica di incontro con tutti voi. Un anno però è anche tempo di bilanci: sono uscite 59 newsletter con 125 storie. Sono andato a riguardarle tutte e ne ho scelte dieci che vi ripropongo (se ve le siete perse potete leggerle qui sotto, o rileggerle) perché mi sono rimaste particolarmente nel cuore.

Torino, 2013. Franco Aloia e Adriana Roncarolo, marito e moglie dal 1966

Storia di un amore in quattro settimane

22 maggio 2020

Questo racconto è il più emozionante che io abbia incontrato negli ultimi dodici mesi. Franco e Adriana si sono conosciuti 59 anni fa a Torino. Si sono sposati e hanno avuto tre figlie. Quando lei si è ammalata di Alzheimer, lui ha iniziato a prendersene cura. Sono indivisibili. Nell’aprile del 2020, però, il virus ha contagiato entrambi. E in ospedale, separata dal marito, Adriana ha smesso di mangiare e di vivere. Fino al giorno del miracolo (e adesso, finalmente, stanno bene entrambi).

Antonio Castelli (ritratto di Marta Signori)

“Ci faremo ricrescere la barba”

11 marzo 2020

La storia di Antonio Castelli, capo della Rianimazione dell’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano, fece il giro del mondo. L’ospedale, nato alla fine degli anni Venti come sanatorio per malati di tubercolosi e diventato il polo medico universitario milanese nel 1974, è il centro di riferimento per il Nord Italia per le emergenze epidemiologiche. È il primo a essere stato interamente convertito per affrontare il Covid-19. Antonio mi raccontò il drammatico inizio della battaglia contro il virus, insieme agli altri che si sono trovati a combattere sul fronte sanitario. Con lui continuo a essere in contatto ma purtroppo non si è ancora fatto ricrescere la barba…

Don Cristiano Marcucci celebra la Domenica delle palme 2020 in strada, nel quartiere Zanni di Pescara (foto di Stefano Schirato per Altre/Storie)

Portare la croce, casa per casa

7 aprile 2020

Una storia potente e toccante con le straordinarie fotografie di Stefano Schirato. Nel quartiere Zanni di Pescara la vita è difficile, ancor più lo è stata nei giorni del primo lungo lockdown. Don Cristiano, il parroco, aiuta sempre tutti. Per la Domenica delle palme dell’anno scorso è sceso in strada, con una processione porta a porta per dare speranza. Un gesto dal valore non solo simbolico.

La Casa di riposo per musicisti “Giuseppe Verdi” di Milano (foto di Pietro Masturzo per Altre/Storie)

Nello spirito del Maestro

17 aprile 2020

A Milano, nella casa di riposo che Giuseppe Verdi fece costruire per accogliere anziani musicisti, si è cercato di mettere gli ospiti il più possibile al riparo dall’epidemia. Con scelte tempestive e sagge. A pochi passi dalla bufera scoppiata in altre strutture simili, a partire dal Pio Albergo Trivulzio, si attende solo di tornare a suonare insieme. Non vedo l’ora che tutto finisca per andare a trovarli, ascoltare gli esercizi musicali del pomeriggio e mangiare con loro il ciambellone!

Venezia, aprile 2020. Gondole ferme, ormeggiate nel Canal Grande deserto; sullo sfondo, il Ponte di Rialto

Come una gondola fuori dall’acqua

5 maggio 2020

Le immagini del Canal Grande deserto, il silenzio, il solo rumore dei remi, sono cose che non dimenticherò mai. All’inizio della quarantena ho subito capito che c’era urgenza di raccontare ciò che stava succedendo e di provare a colmare – a mio modo – la distanza tra le persone e il tempo vuoto che si erano creati. Così sono stato a Venezia, una città svuotata, ancor più bella e malinconica, che aveva perso (e non ha ancora del tutto recuperato) la sua principale fonte di ricchezza: il turismo. Lo testimoniano le gondole rimaste ferme a lungo. Come mi ha spiegato l’ultimo artigiano rimasto a costruirle.

Il frontespizio del regolamento adottato la scorsa primavera dalla scuola elementare “Herman Nohl” di Berlino

Berlino, ecco le regole per tornare a scuola

8 maggio 2020

Questo pezzo di Cesare Martinetti resta sorprendente per due motivi: il primo perché mostra come si poteva riorganizzare per tempo la scuola anziché inventarsi i banchi a rotelle, il secondo perché mi conferma che il buon giornalismo spesso sta nello spiegare le cose semplici che apparentemente non fanno notizia. Decidere di riaprire le scuole al tempo del coronavirus è complicato. La Germania aveva provato a mettere in pratica un modello di riapertura già durante la scorsa primavera e, per capire come funzionasse, io e Cesare abbiamo pensato di pubblicare il regolamento consegnato alle famiglie. Partendo dall’esempio di un istituto di Berlino e dal racconto di un bambino che stava finendo le elementari.

Alcamo, 2 gennaio 1966. Franca Viola, la prima donna in Italia a rifiutare il matrimonio riparatore, seduta negli uffici del Commissariato di polizia dopo essere stata liberata dai suoi rapitori e violentatori (foto ©Sergio Del Grande/Mondadori Portfolio)

Marisa, dire basta dopo 50 anni di violenze

11 settembre 2020

La forza di questa storia sta nella capacità di trovare la forza di cambiare, non esiste un tempo massimo, è sempre possibile farlo. Marisa ha sopportato i soprusi del marito fino a 80 anni. Durante il lockdown, però, ha deciso di chiamare la polizia e di denunciarlo. In esclusiva per Altre/Storie, ha parlato per la prima volta dell’inferno che ha vissuto. E ha lanciato un messaggio alle giovani donne: ribellatevi agli abusi, senza esitare un solo istante.

Quirinale, febbraio 2020. La professoressa Alessandra Albertini riceve dal presidente Sergio Mattarella le insegne di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana (foto ©Francesco Ammendola – Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Questione di generazioni

5 giugno 2020

Questa storia mostra come i veri maestri sappiano dare un futuro al loro insegnamento e al loro lavoro. E insegna che chi ha goduto di maggiori opportunità deve aiutare le generazioni successive a superare i periodi di crisi. La professoressa Alessandra Albertini aveva donato la sua liquidazione all’Università di Pavia, per i giovani precari della ricerca. Perciò è stata nominata commendatore della Repubblica. Nei primi mesi dell’emergenza causata dal virus e dalle conseguenze devastanti del lockdown sulla vita di tutti, lei ha deciso di mettere di nuovo in pratica il principio di solidarietà. Spiegando perché in questa intervista con Anna Dichiarante.

Natalia Aspesi (ritratto di Marta Signori)

“Sono vecchia e non è un mio problema”

6 novembre 2020

Di Natalia Aspesi mi affascina la capacità di parlare senza peli sulla lingua, di dire le cose con intelligenza, verità e in modo chiaro e diretto. Così ho affrontato con lei un tema spinoso nei mesi scorsi: la pandemia ha fatto emergere il fastidio della società odierna verso gli anziani, che sono da taluni considerati non più “produttivi”, che devono essere accuditi e protetti. Per Natalia, 91 anni portati ironicamente, è solo caduta un’ipocrisia. E il diario della sua vita dimostra che “un’ultra-vecchia” può essere ancora felice.

Francesco De Bartolomeis, uno dei protagonisti principali della pedagogia in Italia, ritratto nella sua casa di Torino

La capoccia e la creatività

18 settembre 2020

La lezione straordinaria di un uomo di 103 anni che non ha mai smesso di essere curioso. È questa la ricetta della longevità, continuare a guardare il mondo con occhi aperti, tenere lo sguardo sul futuro e non sul passato e non usare troppo tempo a coltivare rimpianti. Francesco De Bartolomeis è tra i padri della pedagogia in Italia. È ancora pieno di interessi e di energie, anche se porta dentro il dolore della perdita di un figlio. Sono andato a trovarlo a Torino per parlare di scuola, didattica a distanza, lavoro, tecnologia e molto altro. E lui mi ha insegnato che nella vita ci vogliono smoderatezza e generosità.

In bocca al lupo a tutti.

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